Descrizione
Il libro affronta la tematica dei mestieri tipici del passato, in questo caso con riferimento alla Valle Maira, spesso legati all’emigrazione prima stagionale, necessaria per integrare lo scarso reddito familiare, e poi definitiva. Coloro che partivano da Celle Macra e da alcuni altri comuni valmairesi si dedicavano prevalentemente al commercio delle acciughe, alle quali si aggiunsero poi altri prodotti. Come ha scritto nella prefazione Carlo Petrini, Presidente Slow Food, si tratta di un testo “nato con il nobile intento di mantenere viva la memoria di una vicenda antica e singolare, quella degli acciugai della Val Maira”. Il libro è composto da alcuni racconti di Crestani e Abello, intervallati da fotografie e documenti vari, nonché da una serie di approfondimenti sul mestiere, la sua origine, i luoghi, i momenti, le particolarità, le reti sociali.
Tratto dal libro: “Il libretto”
Il giovane Costanzo fu svegliato presto quella mattina, lo aspettava un bel po’ di strada da percorrere col suo carretto carico di barilotti e scatolette. Non che alzarsi presto fosse un gran peso; in fondo quante volte aveva dovuto alzarsi che era ancora buio per portare il mulo ai prati alti, là dove il padre e lo zio, quando lui arrivava, erano già stanchi e sudati a forza di falciare. A volte faceva quel viaggio di un paio di ore senza rendersene conto, il mulo conosceva bene la strada. Solo quando, arrivato al pianoro, uno dei due uomini gli gridava qualcosa di benvenuto, lui usciva dai suoi sogni fantastici, quelli che un bambino di neanche dieci anni ha il diritto di fare: nidi di merli, grilli cantanti, zufoli magici…
Ora, però, al freddo umido della pianura, al grigiore uniforme che avvolgeva tutto e tutti, a quel gelo tombale non riusciva ad abituarsi. Sì, anche in montagna, d’estate, al mattino fa freddo, a volte l’acqua è gelata, ma è diverso. Quel freddo lo vorresti poter mettere, per conservarlo, in tasca, sotto la camicia, per tirarlo fuori dopo, quando il sole scotta o la fatica ti annega di sudore anche il cervello.
Erano già in parecchi ad essere in piedi: chi caricava il carretto, chi preparava qualcosa di caldo per la colazione. Di sottofondo rumori ovattati, cauti, nessuna voce, a quell’ora ognuno preferiva parlare con se stesso.
Il carretto che spettava a lui era già pronto dalla sera prima. Seppur vecchio, era ancora in buono stato, persino verniciato di azzurro. Avevano usato legno buono e lavorato come si deve. Suo nonno materno faceva il bottaio e quand’era piccolo gli aveva insegnato a capire i segreti del legno…
Prefazione: Carlo Petrini
Interventi: Roberto Colombero (C.M.Valle Maira) – Ecomuseo Alta Valle Maira
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